Castana, il borgo medioevale e la sua storia

L'antico borgo medioevale tra le colline dell'Oltrepò: cenni di storia, arte, paesaggio e tradizione vinicola

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Descrizione articolo

In quella parte geografica dell’Oltrepò Pavese propriamente detta "Orientale", su una lingua di territorio compresa tra la Valle Versa ad est e la Valle Scuropasso ad ovest, dove il paesaggio collinare è dominato da lunghe file di vigneti, sorge il comune di Castana.
Il nome Castana, che si avvicina nella sua etimologia a quello di Castagnara, cioè il primo da castanea/castagna, il secondo da bosco di castagne, acquistò importanza nel secolo XIII e prevalse su quello dell’antichissima Figaria. Si può presupporre, come afferma il Cerioli, di aver provato che il luogo di Castana o Castanea era già citato nella carta della regione compilata dallo storico ottocentesco Severino Capsoni e corrisponde ad un luogo di origine romana col termine “ad Castaneam”.
Vale la pena visitare Castana, piccolo ma incantevole paese, formato da frazioni e isolati sparsi, soprattutto per ammirare l’antico e suggestivo borgo medioevale.
In passato, grande valore rivestiva il Castello di origine medioevale, posizionato strategicamente su un’altura che dominava l’intera vallata. Il borgo subì alterne vicende nel corso dei secoli.
A edificarlo furono i monaci di S. Bartolomeo in Strada di Pavia. Apparteneva al contado di Piacenza, ma Federico Barbarossa tolse Castana a Piacenza e la diede a Pavia. Don Antonio Dellafiore, nativo di Castana, scrive che nel 1200 il feudatario impose un balzello troppo elevato ai sudditi e questi si ribellarono sostenuti dai monaci pavesi.
Allora Castana era costituita dall’imponente castello coperto di tegole e da 16 case con tetto di paglia.
Nel 1290 Castana fu presa ed incendiata durante gli scontri cruenti che videro fronteggiarsi il marchese di Monferrato, i Cremonesi e i Piacentini.
Castana faceva parte del feudo di Broni, retto dai Beccaria; con la morte di Pietro Beccaria nel 1531 e l’estinzione della famiglia, fu data ai Borromeo, uno dei quali eresse nel castello l’oratorio dedicato a San Carlo e, siccome San Carlo fu canonizzato nel 1610, ne risulterebbe che in quell’anno Castana era ancora un possesso dei Borromeo. Successivamente passò agli Arrigoni e, in seguito, ai Pallavicino, agli Arrigoni-Casati, ai Pessina, ai Cardoli e, infine, al barone De Ghislanzoni.

Della struttura originaria del castello rimane ben poco: solo la parte inferiore e le mura di cinta ad est dato che venne quasi interamente ricostruito nel ‘700 e trasformato in palazzo signorile per volere di quelli che erano allora i proprietari, i Pallavicino Triulzi, come si legge nella lapide murata nel castello.
L’interno presenta pregevoli strutture quali volte a botte in mattoni a vista e soffitti a cassettoni decorati del XVIII secolo.
Oggi è residenza privata.
Da notare che nelle vicinanze del castello si trova uno dei pozzi più profondi della zona: oltre 80 metri.
Degni di essere menzionati anche il bel Palazzo Municipale che risale al 1880 e la Chiesa Parrocchiale di S.Andrea che deve essere annoverata tra le più antiche dell’Oltrepò: pare sia stata costruita prima del 1000 dai monaci di S. Colombano di Bobbio.
Deve essere certamente stata rifatta perché mentre prima del 1840 aveva un’unica navata divenne poi a tre navate.
Fino al 1927 si ergeva accanto alla chiesa un caratteristico campanile storto che venne fatto abbattere e sostituito con uno diritto. Pregevoli i dipinti che vi sono collocati all’interno. Molto bello anche l’organo realizzato dai Fratelli Serassi di Bergamo nel 1864.

Castana è da tempo sinonimo di ottimi vini rossi come Barbera, Bonarda, Buttafuoco, Sangue di Giuda e bianchi quali Pinot e Riesling ottenuti dai vigneti che crescono generosi sul dorsale collinare che divide le due valli.
Ma tra questi vini solo il Buttafuoco è il prodotto esclusivo di una sottozona molto ristretta, delimitata ai territori di alcuni comuni dell’Oltrepò Pavese viticolo: Castana, Canneto Pavese, Montescano, Pietra de’ Giorgi, Cigognola, Broni e Stradella proprio perché il Buttafuoco è peculiarità di alcune vigne tradizionalmente vocate per esposizione, giacitura, terreno e microclima.
Il nome “ Buttafuoco” è scritto in atti notarili ufficiali del 1861 ancora oggi disponibili.
Nella sua casa di Castana, costruita verso la fine del 1700, ha vissuto la “Bianchina Alberici” storica produttrice castanese di Buttafuoco.
Il suo amico Macario, il noto comico torinese, l’aveva incoronata “regina del Buttafuoco”, ma lei si considerava solamente una semplice vignaiuola; intanto il suo vino, dal colore rosso saldo su fondo porpora, profumo vinoso e, tuttavia, sottile e consistente, sapore asciutto e franco che si apre in bocca con insospettata generosità, come lo descrisse il noto gastronomo ed enologo Veronelli, dopo essere maturato in botti di rovere (cosa allora insolita nell’Oltrepò) veniva richiesto in ogni parte d’Italia ed anche nel mondo.

Pro Loco Castana
Comune di Castana

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