Chiesa di San Giorgio Martire - Arena Po

La storia della Chiesa di San Giorgio Martire nel borgo di Arena Po.

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Descrizione articolo

La chiesa di S. Giorgio Martire, in origine, fu pieve dedicata a S. Pietro, il cui culto era diffuso presso i Longobardi, e appartenne alla diocesi di Piacenza come attesta un documento dell'anno 964. La pieve era sita lontano dal borgo di Arena, precisamente nel vico di Luveria, su un terreno poi chiamato "vigna della chiesa", corrispondente all'attuale frazione S. Pietro nel comune di Portalbera.
Il passaggio della pieve alla diocesi di Pavia, portò all'edificazione di una nuova chiesa, in altra sede e con diversa dedicazione. Nel 1817 passò alla diocesi di Tortona di cui tuttora ne fa parte. La particolare dislocazione urbanistica della chiesa, in zona lambita dal fiume Po, è riconducibile allo schema di accampamento romano del borgo di Arena. La sua costruzione risale al 1022, data contenuta su un'iscrizione che si poteva leggere sino agli inizi del XX secolo sopra il portale centrale: TEMPLUM HOC SANCTO GEORGIO MARTIRI DICATUM AB ANNO MXXII, mentre la prima menzione di "ecclesia" si trova in un documento del 1152.
La facciata, già rimaneggiata sin dal 1560, è stata totalmente ricostruita, in seguito ad un restauro intrapreso alla fine degli anni venti del XX secolo che seguì la stagione dei restauri pavesi iniziata dopo l'unificazione italiana. La bifora sopra il portale è accecata dalla presenza dell'organo, invece più in alto si apre una finestra a croce fiancheggiata da due oculi. La facciata presenta un tetto a capanna sottolineato da una doppia cornice a dentelli e due contrafforti centrali, su lesena, che la dividono in tre parti, preannunciando la scansione in tre navate dell'interno. Sul portale si alternano blocchi lapidei, in arenaria e laterizi, disposti in piedi. Altri interventi sulla struttura della chiesa si resero necessari in seguito alla disastrosa alluvione del 1951 e furono seguiti dall'abbattimento della cappella della Madonna Addolorata, opera del 1846 addossata al campanile. Questo, considerato il più antico di tutta la provincia, si salda col lato meridionale della chiesa e presenta, come la maggior parte dei campanili di area padana, una pianta quadrata. La cella campanaria, caratterizzata da quattro grandi aperture, una per un lato e ad arco ribassato, risale al XVIII secolo. Costruito in mattoni, aggregati da sottili strati di calce, il campanile presenta, in alcuni punti, inserti lapidei di dimensioni diverse, tra questi ne spicca uno di arenaria, posto sullo spigolo sud-occidentale sul quale si trova scolpita una testa umana di provenienza ignota.
All'interno, collocato in controfacciata, si trova tuttora l'organo, ivi spostato nel 1759 dalla originaria posizione del XVII secolo in "coenu Evangelii". L'interno della chiesa presenta una scansione di tre navate per mezzo di pilastri articolati secondo una successione. La navata centrale è costituita da quattro campate di forma rettangolare a ciascuna delle quali corrisponde una campata, quasi quadrata, nelle navate laterali. In corrispondenza della seconda campata della navata settentrionale, si apriva l'antica cappella della Vergine del Rosario, oggi adibita a Battistero. La navata centrale, con arcate longitudinali a tutto sesto, mostra una elevazione maggiore rispetto alle due laterali, secondo la tipologia basilicale. L'abside maggiore centrale è poligonale perché frutto di un rifacimento della seconda metà del settecento, mentre l'originaria romanica era semicircolare, come le due absidi laterali. Sul primo pilastro settentrionale è presente un affresco raffigurante la Vergine che, inquadrato da una cornice lignea, risale molto probabilmente al XV o XVI secolo.

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